Cosa è accaduto al CST di Assisi negli ultimi dieci anni? L’attuale
devastazione di un’istituzione culturale che ha dato lustro alla città e
portato ad Assisi migliaia e migliaia di studenti era evitabile? Il Comune di
Assisi ha fatto il suo dovere? Sono queste le domande che si affacciano alla
mente dei cittadini di Assisi (e sono molti) che negli ultimi trent’anni hanno
studiato, lavorato, avuto contatti con il Centro Studi per il Turismo, che per
lunghi anni ha promosso un Master di grande qualità ed enorme successo sotto la
guida del prof. Peroni.
L’attuale disastro del CST ha le sue radici nelle fallimentari
ambizioni della destra di fare a buon mercato di Assisi un polo universitario, credendo
di poter cavalcare le frenesie espansive dei vertici dell’Ateneo perugino.
Liquidato Peroni, il Master è stato così cannibalizzato dal corso di laurea,
che però non è mai decollato. E il CST? Nell’ignavia del Comune, il CST si è
riciclato a far da stampella al corso, prosciugando il proprio dinamismo,
mortificando le professionalità che aveva coltivato ma pagando laute indennità
(centomila euro complessivi) a Presidente e Direttore Amnministrativo. Con la
stretta dei finanziamenti al sistema universitario, nel 2008 l’allora Rettore
Bistoni ha creduto bene di tirare i remi in barca, lasciando il Comune di
Assisi attonito e, soprattutto, con il cerino in mano. Che ora scotta le dita.
Il sindaco Ricci ha dunque ragione
(e non gli accade spesso) quando dice che l’Università degli Studi di Perugia
ha gravi colpe, ma dimentica di raccontare che, al tempo di questi fatti, egli
stesso si è guardato bene dal far pagare all’Università il conto, terrorizzato
com’era dalla prospettiva che anche il parallelo corso di laurea sul turismo
venisse cancellato. Che sia stato un errore madornale lo dimostra il fatto che
il corso di laurea è stato ugualmente dismesso, e nel frattempo i soci pubblici del CST se ne sono andati
tutti, alcuni da tempo (Regione e Provincia), altri da poco (Università per
Stranieri). Licenziati quasi tutti i dipendenti a inizio anno restano… i
debiti. Prosciugato da tempo l’intero
patrimonio che gli aveva premesso di ottenere la personalità giuridica, il CST
è infatti travolto da molte centinaia di migliaia di euro di debiti,
praticamente tutti verso gli ex dipendenti. L’affanno attuale del Ricci candidato/prestigiatore
è ora di riuscire a tenere in piedi il fantasma del CST fino alle regionali,
dove si giocano i suoi destini, politici e personali.
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